martedì 21 maggio 2013

Il vapore, nuova fonte di energia

Dal XVIII secolo il vapore, quale fonte di energia, venne sfruttato anche sulle navi, che per le loro dimensioni e per il loro movimento relativamente dolce sono ideali per accogliere caldaie e macchine motrici.
Fu l'americano Robert Fulton a realizzare quella che può essere realmente considerata la prima nave mossa da una macchina a vapore.
Inizialmente si pensava che le navi a vapore potessero navigare solo sui fiumi o al massimo sotto costa, e quindi il loro sviluppo fu molto più veloce negli Stati Uniti, ricchi di lunghe vie d'acqua interne: appena cinque anni dopo il viaggio del Clermont erano in servizio negli Stati Uniti ben cinquanta battelli dello stesso tipo. Le velocità raggiunte da queste navi erano notevoli: la più veloce dell'epoca, la Daniel Drew del 1860, era capace di tenere una velocità media di ventidue nodi (40 km/h). Si trattava di navi molto grandi.
In Europa si cominciarono a costruire navi a vapore solo nel 1812, quando Henry Bell varò il Comet, lungo 12,2 m. e largo 3,2 m.
Benché la prima nave a vapore ad attraversare l'Atlantico nel 1819, il Savannah, fosse americana, l'Inghilterra si impose presto per la sua produzione di navi per le traversate oceaniche. Nel 1837 fu varato in Inghilterra il Great Western, una grande nave passeggeri lunga 78,15 m., larga 10,39 m. e con 1320 tonnellate di dislocamento.
Già nel 1838 la stessa compagnia costruttrice del Great Western mise in cantiere un transatlantico ancora più grande, il Great Britain, completamente in ferro, che può essere considerato il primo transatlantico veramente moderno.
Con le prime navi azionate a vapore si abbandonò la vela: la navigazione non fu più condizionata dal vento e le traversate degli oceani, tra un continente e l'altro, diventarono più rapide e sicure. Più tardi, fu utilizzata l'elica al posto delle ruote e vennero costruiti degli scafi metallici più resistenti. Così il trasporto di passeggeri e di merci sul mare, sugli oceani e lungo i fiumi aumentò.

Victor Hugo in "I lavoratori del mare", romanzo incentrato sulle vicende di una delle prime navi a vapore, la Durande, getta uno sguardo retrospettivo sull'applicazione navale della macchina a vapore, valutandola molto positivamente.

Nonostante tutte le obiezioni e le difficoltà sollevate dai difensori della vela, le navi a vapore si imposero per i loro evidenti vantaggi economici, che vengono qui brillantemente descritti. Occorre ricordare tuttavia che quasi fino alla fine dell’Ottocento la navigazione a vela veniva preferita a quella, più rapida e puntuale, a vapore, soprattutto sui percorsi oceanici battuti da venti costanti: non a caso la Durande riesce a imporre la propria presenza rendendo più facili i collegamenti a corto raggio tra le isole della Manica e la costa.

Anche se il testo di Victor Hugo è solo una finzione letteraria, esprime in modo molto concreto i dubbi e le perplessità che accompagnarono la comparsa delle prime navi a vapore con propulsione a pale.

L’impatto era prima di tutto estetico-psicologico: abituati a navi a vela che sfruttano l’energia del vento, navigando in silenzio e in armonia con la natura, i pescatori e i marinai dei primi decenni dell’Ottocento rimanevano scossi da un "mostro" che prima di tutto sembrava un oltraggio all'ambiente e al mondo tradizionale e appariva del tutto "contro natura". Anche i dotti manifestavano scetticismo e avanzavano argomentazioni pseudoscientifiche che avrebbero dovuto dimostrare l’"impossibilità" della nave a vapore. Perfino sacerdoti e pastori presero posizione contro questa "pericolosa novità" a colpi di citazioni bibliche.

Riporto un video tratto dal film "Cantando dietro i paraventi" di Ermanno Olmi che mostra tutto lo stupore di una truppa nel vedere una flotta di nave a vapore definita dall'attore "una diavoleria della modernità". Merita davvero...buona visione!










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